Il lupo è (pericolosamente) in mezzo a noi. Si moltiplicano gli episodi di avvistamento e contatto con lupi ed ibridi che dalle alture e alle campagne, dove stanno dimezzando gli allevamenti contribuendo alla chiusura di decine di stalle, si spostano fino ai centri abitati in cerca di cibo. Un girovagare innocuo fino a quando, come accaduto nella frazione di Noce, nel Comune di Vicopisano alcuni giorni fa e negli scorsi mesi in lucchesia, l’incontro con l’uomo finisce male (per l’uomo). Una presenza non più discreta e rara e soprattutto non più circoscritta ai loro habitat abituali. A dirlo è Coldiretti Pisa che da anni va denunciando la presenza fuori controllo dei predatori. “E’ evidente che, come per i cinghiali, l’equilibrio è saltato. – spiega Marco Pacini, presidente Coldiretti Pisa – La presenza sempre più frequente di questa specie nelle zone urbanizzate, tra le abitazioni e gli abitanti, fa emergere con forza la necessità di ampliare il punto di osservazione non solo più e soltanto al mondo degli allevatori. E’ un tema di sicurezza sociale. Se nel 1973 il lupo era una specie gravemente minacciata, oggi non è più così. Il progetto di ripopolamento ha funzionato, ora però questa crescita va riequilibrata. E’ un disequilibrio che va gestito con la scienza e non con la pancia”.
Secondo i dati Coldiretti sono quasi 2.500 gli eventi di predazione in regione a danno delle aziende zootecniche in un quinquennio. Più di uno al giorno. 7.405 i capi predati, quasi 1.500 ogni anno, il 95% sono pecore secondo lo studio dell’Ispra. Le stalle chiuse, dal 2011 ad oggi, sono un centinaio che stanno contribuendo all’abbandono delle campagne e allo spopolamento delle aree più svantaggiate. “Gli allevatori, sin dai tempi dei tempi, hanno convissuto in pace con i lupi – prosegue Pacini -– ma oggi ci troviamo ad affrontare un fenomeno che non viene gestito. Le predazioni sono la principale causa della chiusura di molti allevamenti che sono fondamentali per le filiere casearie al pari dei cinghiali per le aziende agricole tradizionali con gravi ripercussioni sulla biodiversità, sull’occupazione e sulla manutenzione del territorio”.
Le istituzioni – secondo Coldiretti Pisa - devono con coraggio definire un Piano nazionale che guardi a quello che hanno fatto altri Paesi Ue come Francia e Svizzera per la difesa degli agricoltori e degli animali allevati. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con audacia continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli – conclude la principale organizzazione agricola reginale – le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città.