“E’ una questione di buon senso e anche di galateo: come invitare qualcuno a cena per poi presentargli il conto”. Così il presidente di Coldiretti, Francesco Viaggi, in merito alla decisione di alcuni comuni maremmani di applicare la tassa di soggiorno anche per le attività agrituristiche. “Dedichiamo tempo e denaro nella promozione delle nostre strutture – prosegue Viaggi – e poi che si fa… presentiamo il conto ai nostri ospiti conquistati con tanta fatica nel sempre più concorrenziale mercato del turismo internazionale?”. Un oggettivo paradosso all’italiana, che tra l’altro, dal punto di vista della fiscalità generale, rischia di provocare più danni che benefici. La “tassa di scopo” a carico dei turisti mette oggettivamente in difficoltà le aziende ricettive e il loro rapporto con la clientela, in particolare con quella proveniente dal Nord Europa, tradizionalmente diffidente nei confronti del nostro Paese. “Le strutture ricettive hanno ricevuto le prenotazioni da tempo – spiega Daniele Fusi, segretario di Coldiretti per la Zona nord della provincia – e i gestori degli agriturismi hanno un bel daffare a spiegare che c’è da pagare qualcosa che non era previsto”. Tra l’altro con un ulteriore complicazione – se ne sentiva proprio il bisogno – dell’attività gestionale delle aziende. E la necessità di compilare un modulo separato dal “conto” della vacanza, che sembra fatto apposta per far credere agli stranieri di essere stati “fregati” dai soliti italiani. “In realtà i gabellati siamo noi – argomenta il presidente Viaggi – che dobbiamo ora far fronte ad un ulteriore obbligo fiscale (non bastava l’Imu), la cui entità è inversamente proporzionale al danno di immagine che ne riceviamo”. I comuni che hanno deciso di adottare l’imposta di soggiorno sono quelli di Massa Marittima, Follonica e Scarlino, “2 Euro al giorno – nota sarcasticamente Viaggi – con i quali si potrebbe giocare una partita a calciobalilla, per poi perdere quella, ben più seria e vitale, con i nostri colleghi, tanto per fare un esempio, di Provenza, Croazia e Slovenia”. Coldiretti, ovviamente, non può asseverare eventuali movimenti spontanei di “rivolta fiscale”, ma è un fatto che vada consolidandosi, proprio in questi giorni, un movimento spontaneo, che quella tassa – proprio – non la vuole pagare. “Si ha un bel daffare a parlare di crescita – conclude il presidente -, ma se i metodi di risanamento generale continueranno ad essere meramente ragionieristici, per il futuro non si prospetta niente di buono. Rimpinguare i bilanci pubblici è certo opera meritoria e doverosa, ma se deve accadere a danno delle aziende private, la partita (doppia) si tinge di rosso in partenza”.
4 Luglio 2012
Coldiretti: Un balzello contro il turismo