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13 Marzo 2012
In piazza contro il falso made in Italy

Noi siamo con chi la terra la lavora e ci vive, e non possiamo tollerare che al tavolo tra Governo e forze sociali, il nostro settore, che impegna 1Milione e 200Mila addetti, non sia stato neppure invitato”. Così il presidente di Coldiretti Grosseto, Francesco Viaggi, spiega le motivazioni che spingeranno migliaia di coltivatori dell'associazione, provenienti da tutto il Paese, a manifestare in piazza Montecitorio. Si tratta di una sorta di “staffetta sindacale”, con al primo turno gli agricoltori emiliano-romagnoli, toscani e umbri, che da giovedì (15 Marzo N.d.r.) inizieranno una serie di sit-in di fronte al Paramento. Dalla Maremma, assieme ad una cinquantina di coltivatori, arriveranno nella Capitale i dirigenti di Coldiretti e alcuni amministratori locali. “In particolare – spiega Viaggi – desideriamo far comprendere alla politica e al Paese quanto sia determinante il settore agroalimentare, una delle poche leve competitive capaci di stimolare la ripresa della nostra economia”. Coldiretti intende denunciare i troppi casi di disattenzione nei confronti di un settore vitale per il Paese. "Ci chiediamo - prosegue Viaggi - perchè dopo le tante denunce il Ministero per lo sviluppo economico non vieti il finanziamento di prodotti realizzati all'estero, che imitano e uccidono il made in Italy". Un fenomeno particolarmente odioso, che nel grossetano colpisce duramente la filiera del lattiero caseario, sul quale hanno criticamente preso posizione tanto Regione e Provincia, quanto numerose amministrazioni locali. "E ci troviamo perfino di fronte al paradosso - conclude Viaggi - di una società partecipata dallo Stato, che favorisce la delocalizzazione delle nostre attività produttive e la produzione di “pecorino” in Romania, mentre non trova ancora reale applicazione la legge che impone l'etichettatura obbligatoria sull'origine dii prodotti agroalimentari". Il proposito di Coldiretti è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica, affinchè si comprenda la necessità di non penalizzare chi lavora e vive con la terra (si pensi all'aumento dell'Imu), a vantaggio di chi quella terra la impiega in operazioni meramente speculative.

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