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30 Gennaio 2016
COLDIRETTI GROSSETO: NO ALLO SCIPPO PER IL VINO LOCALE E ITALIANO

“Il futuro dell’agricoltura dipende anche e soprattutto dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono state la chiave del successo nel settore del vino, dove hanno trovato la massima esaltazione”. Così Marco Bruni, affermato viticoltore e presidente di Coldiretti Grosseto, in merito all’avvio del processo di revisione delle norme che disciplinano l’etichettatura dei vini, con una liberalizzazione per l’utilizzo dei nomi dei vitigni. “Difendere la normativa comunitaria è la premessa per essere più forti nei difficili negoziati internazionali che ci attendono - ha aggiunto Bruni -a partire dall’accordo di libero scambio con gli Usa”. Dopo l’allarme lanciato da Coldiretti un primo segnale è arrivato dal Commissario Europeo all’Agricoltura, Phil Hogan, il quale ha assicurato che “Non c'e' alcuna intenzione di pervenire a modifiche che penalizzino l'attuale modello del sistema vitivinicolo italiano di qualità". Questo è il nostro auspicio che però vogliamo diventi realtà – ha detto ancora Bruni. Parlando di numeri valgono almeno 3 miliardi i vini Made in Italy identificati da denominazioni che rischiano ora di essere scippate all’Italia se la Commissione Europea consentirà anche ai vini stranieri di riportare in etichetta nomi di vini italiani. Coldiretti ha lanciato questo ennesimo allarme in riferimento all’avvio del processo di revisione delle norme che disciplinano l’etichettatura dei vini previste dal regolamento CE n. 607/2009, da parte delle competenti Istituzioni dell’Unione europea. “Con il direttore Andrea Renna – conclude Bruni – abbiamo preso parte nei giorni scorsi ai lavori dell’assemblea della Cantina I Vignaioli del Morellino a Scansano. Esempi virtuosi come quello di questa struttura devono essere imitati e tutelati. La Cantina ha fatto segnare circa il 52% in più alla voce esportazioni ed ha presentato un Pif (piano integrato di filiera), con obiettivi unici in Italia,per valorizzare ed innovare il prodotto”. Tornando alla proposta che non piace a Coldiretti, nella fase di preparazione di modifica del regolamento la Direzione generale Agricoltura e Sviluppo Rurale della Commissione europea, ha ipotizzato di liberalizzare l’uso nell’etichettatura di tutti i vini, compresi quelli senza indicazione geografica, di quei nomi di varietà che oggi sono riservati in virtù delle norme comunitarie vigenti. In pratica si tratta di consentire l’uso di denominazioni senza un riferimento geografico ma con solo il nome del vitigno, senza curarsi del fatto che la storia e la tradizione le abbiano legate ad un determinato territorio. "Il risultato – chiosano Bruni e Renna - sarebbe una pericolosa banalizzazione di alcune tra le più note denominazioni locali e nazionali affermate sui mercati nazionale ed estero grazie al lavoro dei vitivinicoltori".


I NUMERI 
 
L’Italia nel 2015 ha sorpassato la Francia ed è diventata il primo produttore mondiale di vino con un quantitativo di produzione stimato a 48,9 milioni di ettolitri secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati della Commissione Europea che attesta un calo dell’uno per cento dei raccolti in Francia dove la produzione si dovrebbe essere fermata a 46,6 milioni di ettolitri mentre al terzo posto disi trova la Spagna con 36,6 milioni di ettolitri in calo del 5 per cento. 
La produzione Made in Italy è destinata per oltre il 45 per cento ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), quasi il 30 per cento ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante a vini da tavola. L’andamento della vendemmia è stato accompagnato da un risultato storico sul lato delle esportazioni che hanno raggiunto il record di 5,4 miliardi con un incremento del 6 per cento in valore, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relative ai primi dieci mesi del 2015. In Italia il vino genera quasi 9,5 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che dà occupazione a 1,25 milioni di persone.

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