Non è vero che i giovani non vogliono coltivare i campi, fare i pastori, tagliare la legna nel bosco o guidare il trattore. A sfatare l’antipatico cliché sono le 71 nuove imprese agricole nate a cavallo il 2019 ed il 2022 in maremma. Un exploit in netta controtendenza con quasi tutta la regione grazie ad uno scatto del 15,1% che significa in assoluto la migliore performance tra le province. A dirlo è Coldiretti Grosseto sulla base dei dati del sistema camerale presentati in occasione dell’evento finale degli Oscar Green che si è tenuto a Firenze. “L’attività agricola è la chiave per scoraggiare la fuga dei miei coetanei dalle campagne, creare occupazione giovanile e nuovi presupposti per un rilancio delle comunità rurali. Un processo che va però accompagnato ad investimenti sui servizi essenziali e sulle infrastrutture digitali perché il mondo, la vendita, la promozione, le relazioni, oggi sono dentro i nostri cellulari e noi dobbiamo essere connessi. Gli altri scogli che rallentano il rinnovamento sono l’accesso al credito e al capitale fondiario. – spiega Simone Parrucci, Delegato Giovani Impresa Coldiretti Grosseto - Ogni giorno tocchiamo con mano il desiderio e la volontà di dedicarsi all’agricoltura di tanti ragazzi e ragazze complice anche la ricerca di uno stile di vita scandito dalle stagioni e non più dal cartellino da timbrare o dai target. Il loro contribuito, le loro competenze e la capacità di diversificare sono fondamentali per accelerare il percorso di transizione energetica, ambientale, sociale, economica di cui la nostra Toscana ha bisogno per restare leader a livello mondiale del buon cibo, dell’accoglienza turistica e della bellezza. Molto è stato fatto ma molto c’è da fare per tradurre i progetti che sono ancora sulla carta in imprese”.
Sono 542 le imprese agricole under 35 operative in provincia di Grosseto. E’ il numero più alto tra tutte le province. La multifunzionalità è una delle caratteristiche vincenti del modello “Toscana” che ha il maggior numero di imprese a livello nazionale, 1.230 in totale (28,4%), che a fianco dell’attività agricola primaria, hanno sviluppato un’attività connessa come l’agriturismo, le attività conto terzi, la produzione di energia alternativa, la trasformazione di prodotti o l’agricoltura sociale. Così come le competenze: il 25,9% laureato o diplomato contro il 12,4% dei capoazienda con età superiore a 40 anni. Caratteristiche che ritroviamo in maremma ma che non devono farci perdere di vista l’urgenza, insieme alla necessità, di facilitare ed accelerare il delicatocomplicato “ricambio generazionale” che fatica, anche in maremma, a concretizzarsi.
Da qui ai prossimi tre anni sono quasi gli 600 imprenditori agricoli con una età tra i 60 ed i 64 anni che avranno l’età per andare in pensione. Un fenomeno quello della senilizzazione certificato anche da Ismea che nella relazione della conferenza dell’agricoltura regionale ne ha evidenziato le difficoltà e che impone un’accelerazione nella transizione generazionale nelle nostre campagne. “Il futuro di molte imprese agricole è incerto a causa di un passaggio di testimone che è fortemente a rischio o che addirittura non c’è. – spiega il nuovo delegato Parrucci – Noi giovani agricoltori vogliamo e dobbiamo essere di esempio e di stimolo per figli, nipoti e parenti di imprenditori agricoli della nostra generazione che non hanno ancora deciso o capito cosa fare da grandi per evitare il rischio della chiusura di queste realtà ma anche ai tanti giovanissimi che stanno guardando alla campagna con interesse. Coma faremo a convincerli ed affascinarli? Raccontando in prima persona le nostre storie per sfatare il falso mito di un’agricoltura che inghiotte le vite e non lascia tempo per se stessi e facendogli toccare con mano i risultati del nostro lavoro”.