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19 Ottobre 2011
ASTI OK DELLA PROVINCIA, PER I CINGHIALI E’ CACCIA LIBERA

La Provincia concede agli agricoltori l’autodifesa per salvaguardare le colture. Soddisfatta la Coldiretti provinciale per la quale l’obiettivo principale del provvedimento è quello di puntare a rimettere in equilibrio la fauna presente sui fondi agricoli, attraverso gli abbattimenti in autodifesa

Con un’apposita delibera di giunta, la Provincia di Asti ha autorizzato i proprietari o conduttori di fondi agricoli ad esercitare l’autodifesa per il contenimento dei cinghiali e la salvaguardia delle colture. Dopo anni di danni arrecati alle colture agricole da questi animali ed interminabili discussioni per la scarsa efficacia delle squadre organizzate dai cacciatori per il controllo della specie, le pressioni di Coldiretti hanno portato la Provincia ad attuare l’importante provvedimento. Presentando apposita richiesta di autorizzazione, gli agricoltori in possesso di regolare licenza per l’esercizio venatorio, potranno dunque procedere, all’interno dei terreni di proprietà o di conduzione, all’eliminazione dei cinghiali attraverso la tecnica dell’autodifesa. Gli animali abbattuti potranno essere trattenuti dagli agricoltori esclusivamente per l’autoconsumo, provvedendo alla tempestiva macellazione e al prelievo di campioni da inviare all’autorità sanitaria.
Per ora l’autorizzazione della Provincia è a titolo sperimentale, ma sicuramente è destinata a sollevare un certo clamore perché interviene su una materia che da anni viene considerata esclusiva di una cerchia ristretta di cacciatori. In realtà, come sottolinea Antonio Ciotta, direttore Coldiretti Asti, il provvedimento riallinea alla legislazione vigente quella che era diventata un’anomalia: “Le cosiddette squadre di “cinghialisti”, si sono suddivise il territorio escludendo la possibilità agli altri cacciatori di intervenire nelle loro zone, per altro la legge affida al cacciatore il compito di attuazione dei piani di contenimento delle specie proprio a salvaguardia delle colture e al mantenimento dei giusti equilibri numerici della fauna. Possiamo quindi dire che l’esercizio dell’attività venatoria viene in subordine allo status di proprietario o conduttore dei fondi. La nostra impressione è poi sempre stata che tali squadre, formate da un numero molto limitato di cacciatori, potessero agire per convenienza, abbattendo ogni anno un numero esiguo di capi, al fine di far proliferare la specie piuttosto che attivarne l’effettivo contenimento”. La delibera provinciale puntualizza anche che il provvedimento ha come obbiettivo “quello di allontanare i cinghiali dalle colture” ed è quindi “vietato il foraggiamento dei cinghiali in quanto lo stesso avrebbe l’effetto di attirare altri animali” sui fondi.
Da anni gli agricoltori lamentano danni smisurati alle colture causati dagli ungulati, per altro non esiste un’effettiva rintracciabilità degli animali abbattuti e poi venduti nel circuito della ristorazione.
Soddisfatto dell’iniziativa il presidente provinciale Coldiretti, Maurizio Soave: “Un provvedimento che raggiunge subito l’obbiettivo di rimette in equilibrio gli stessi rapporti fra i cacciatori; da sempre le squadre per le battute ai cinghiali hanno suscitato le ira dei cacciatori esclusi, tanto più dei cacciatori proprietari di fondi e agricoltori. L’obiettivo principale del provvedimento è comunque quello di puntare a rimettere in equilibrio la fauna presente sui fondi agricoli, attraverso gli abbattimenti in autodifesa. Infatti nessuno meglio di chi vive con il lavoro dei campi, può essere in grado di mantenere una presenza di animali adatta all’equilibrio naturale. Di per sé, contrariamente a quanto talvolta si sente dire, nessun animale è nocivo: basta mantenerne una densità adeguata al territorio”.

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