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5 Agosto 2011
Coldiretti: Basta “cartelli” sul prezzo del latte ovino

“Non bastavano i predatori… ci volevano pure i cartelli di mercato a minacciare l’intera filiera del latte ovino della nostra regione. E con essa il territorio che dalla attività pastorale viene tutelato, e il consumatore finale che viene – sia pure legalmente – buggerato”.
Durissima la reazione dei presidenti di Coldiretti Grosseto e Siena, Francesco Viaggi e Fausto Ligas, nei confronti del perseverare da parte di soggetti industriali, nella politica di acquisto al ribasso del latte ovino locale, che ha letteralmente messo in ginocchio il comparto.
La grave crisi del settore, con il latte che viene sottopagato (si parla di una cifra inferiore al costo di produzione, che si aggira attorno agli 85 centesimi al litro Ndr.) a livelli insostenibili per gli allevatori, rischia di far scomparire gli allevamenti toscani, così come i 70Mila italiani, patrimonio economico, sociale, ambientale e culturale del Made in Italy.
“E’ chiaro – sottolineano Viaggi e Ligas – come anche per il latte ovino occorra introdurre normative di tipicità e tracciabilità, a tutela del produttore e del consumatore, vittima quanto noi agricoltori di questa speculazione al ribasso”.
L’importazione di enormi quantità di latte ovino dal nord Europa (in particolare da Romania e Lituania, paesi dove la “catena del freddo” è ancora un obiettivo infratstrutturale), consente a taluni soggetti industriali di imporre ai pastori locali prezzi all’origine indecorosi.
“I cosiddetti buyers – ironizzano i due rappresentanti di Coldiretti – contattano singolarmente le aziende produttrici, e a tutte fanno il seguente ragionamento: ‘se vuoi io ti compro 100 litri di latte per fare il Pecorino Toscano Dop a meno di 85 centesimi, tanto, se non ti va bene, ne ho già comprato 1Milione dalla Romania a 30, con il quale produco dei bei falsi d’autore”.
Le quantità citate dai due presidenti sono esempi “fantasiosi”, ma tristemente prossimi alla realtà.
“Fattevi un giro per supermercati – aggiungono Viaggie Ligas – e vedete quanti formaggi con il nome che evocano il nostro territorio ci sono in circolazione. Sono tutti ‘tarocchi d’autore’: prodotti dal punto di vista formale perfettamente legali, ma che della Toscana che hanno in etichetta non hanno, spesso, neppure l’incarto”.
“Del resto  - proseguono – con i presidi di Coldiretti ai valichi di frontiera abbiamo mostrato inequivocabilmente agli italiani cosa arriva nelle loro tavole: prodotti falsi italiani di ogni tipo talvolta perfino dannosi alla salute… Pensiamo che in 11 mesi, solo in Germania, abbiamo visto ‘circolare’ mangimi  e uova alla diossina, mozzarelle blù e batteri killer”.
Coldiretti Grosseto e Siena, ritenendo che la situazione legata alle distorsioni economiche sul prezzo del latte all’origine abbia raggiunto livelli di assoluta criticità, si prepara porre in essere iniziative di carattere straordinario, in modo, prima della prossima campagna di produzione, che il prezzo di equilibrio tra domanda e offerta venga raggiunto attraverso dinamiche di mercato chiare e oneste, soprattutto per il consumatore finale. Sul piano strutturale è urgente costruire una filiera che elimini le intermediazioni e consenta il rapporto diretto con il mercato e i consumatori, intervenendo sulla trasparenza della filiera e del mercato e sull’informazione del consumatore, con l’obbligo di indicare in etichetta la reale origine della materia prima impiegata.
 “Insomma – concludono Viaggi e Ligas – chiunque è padrone di fare il formaggio con il latte che gli pare, ma se non è latte toscano di qualità lo spieghi ai consumatori. Perché dietro ad una bella etichetta con tanto di cipressi e immagini tipicamente familiari si potrebbe celare anche un poco edibile ‘lupo travestito da agnello’ ”.

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