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3 Febbraio 2011
Il fotovoltaico è amico solo a piccole dosi

“Francamente sono preoccupato”. Il Presidente di Coldiretti, Francesco Viaggi, esprime la sua perplessità in merito alla possibilità di una “proliferazione incontrollata di impianti fotovoltaici a terra”. La posizione della più grande associazione di agricoltori in materia di energie rinnovabili non si espone a interpretazioni. “Riteniamo – argomenta Viaggi – che la risorsa del fotovoltaico vada impiegata precipuamente nell’ambito della generazione aziendale, e non in modo estensivo a terra, sottraendo superfici, magari pregiate, alla produzione tradizionale”. Secondo Coldiretti, dunque, è auspicabile che lo sfruttamento dell’energia solare sia inserito armonicamente nel contesto agricolo e paesaggistico del territorio. In modo che la nuova risorsa energetica (che per il momento gode di particolari incentivazioni statali) accompagni il rilancio della produzione nazionale, piuttosto che sostituirla. “Il risultato paradossale – aggiunge il presidente di Coldiretti – sarebbe che dovremmo impiegare ben maggiori risorse energetiche di quelle prodotte da un terreno ‘coltivato a silicio’, per importare prodotti sottratti alla produzione di quel medesimo terreno”. Insomma, Coldiretti teme che il business legato agli incentivi concessi per qualche anno alla produzione fotovoltaica, finisca per lasciare una agricoltura locale ancora più impoverita e in crisi, con in più una massa di rifiuti speciali (i pannelli) da smaltire, e un patrimonio paesaggistico da ricostruire. “Sarebbe veramente spiacevole – prosegue Viaggi - che in materia di produzione energetica industriale la nostra Maremma fosse sottoposta ancora una volta ad una sorta di colonialismo di fatto. E  se da un lato condividiamo la volontà degli amministratori regionali che nell’individuare le aree di pregio ambientale e agricolo in cui limitare il proliferare di strutture di grandi dimensioni, vogliono salvaguardare quelle realizzate dalle imprese agricole come attività connessa per l’integrazione del reddito nelle zone marginali, d’altro canto siamo stupiti dalla disinvoltura con cui soggetti che, fino ad oggi, hanno posto tanti vincoli e ostacoli alla sistemazione dei pannelli sulle coperture e sui tetti, adesso, siano favorevoli alla colonizzazione dei terreni agricoli assecondando gli interessi di chi su questo intende costruire pericolosi business”.
Coldiretti conclude che  se esiste l’esigenza di produrre energia, esiste anche la necessità di conservare le tradizioni alimentari locali e la capacità produttiva delle imprese che, a fronte di contratti con i colossi del fotovoltaico, rischiano di rimanere ingessate per periodi di tempo lunghissimi.

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