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13 Settembre 2011
LIVORNO: IL MADE IN ITALY FA GOLA ALLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA

Latte, formaggio, prosciutto, pasta, olio e molti dei prodotti simbolo del nostro Made in Italy e della dieta mediterranea che ogni giorno finiscono sulle nostre tavole provengono da vere e proprie attività criminali. Si chiama agromafia ed in Italia, ed in Toscana, è un “fenomeno in crescita” come dimostrano le stime: 12,5 miliardi di euro di fatturato all’anno mentre le falsificazioni del marchio Made in Italy nel mondo (Italian sounding) produce un danno alla nostra economia per 60 miliardi di euro. Occhio quindi a cosa mettiamo nel piatto e soprattutto a come lo scegliamo perché la nostra cena potrebbe, in una piccola parte, finanziare involontariamente le attività della criminalità organizzata. A rivelarlo, e a consigliarci di leggere bene l’etichetta e la provenienza dei prodotti che decidiamo di acquistare, è il “1° Rapporto sulle Agromafie” realizzato da Eurispes e Coldiretti (info su www.livorno.coldiretti.it) presentato in una “Sala Isola di Capraia” della Camera di Commercio di Livorno gremita sabato 10 settembre; secondo il rapporto 1 prodotto su 3 è falso Made in Italy.
I casi sono tanti, diversi ed alcuni davvero eclatanti. Si va dal pomodoro tunisino venduto per italiano – come ha illustrato il Capo Area Ambiente e Territorio della Confederazione Nazionale Coldiretti, Stefano Masini - alla formaggella toscana prodotta con latte romeno, e ancora - e questa è davvero sconvolgente - all’azienda fantasma che sfrutta la notorietà di Bolgheri sul web, attraverso un sito, per vendere il proprio vino indicando addirittura la sua ubicazione, più precisamente Via del Campo di Sasso: una strada che non esiste. L’azienda in realtà produce in America. Prodotti spacciati per italiani, toscani, sempre più imitati, taroccati, falsificati, venduti negli scafali sfruttando marchi, appeal e storia, realizzati con materie prime importate da altri paesi: ecco l’altro volto della mafia, “un fenomeno che sottovalutiamo, nascosto, meno conosciuto – come ha ricordato il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara durante il suo intervento – e che l’indagine ci permette di leggere ed interpretare. L’agricoltura è un’asse importante dell’economia italiana e per questa ragiona la criminalità non può non essere interessata.
L’agroalimentare permette alle attività illegali di riciclare denaro, produrne di nuovo e diversificare il business. Il nostro è un paese, la Toscana in particolare, ricco di produzioni tipiche che hanno un nome e una fama a livello mondiale, e quindi, si falsifica ciò che è bello, è buono e di prestigio. Non si falsifica ciò che non vale”. “Un aggressione al Made in Italy agroalimentare – come ha evidenziato il Vice Comandante Comando Carabinieri per la Tutela della Salute, Antonio Concezio Amoroso – il 25% dei beni sottratti alla mafia è rappresentato, a livello nazionale, da terreni agricoli a conferma di un legame forte e di controllo con il territorio”.
Da qui la proposta, lanciata dal Presidente Provinciale Coldiretti, Simone Ferri Graziani ed accolta dall’Assessore Regionale all’Agricoltura, Gianni Salvadori di “un coordinamento con i Nas, la Guardia di Finanza, la stessa Regione Toscana, la Procura per capire e conoscere la portata del fenomeno in Toscana – ha detto – ed in quale forma esiste”. Salvadori ha inoltre rilanciato la necessità di “un controllo effettivo; la tracciabilità dei nostri prodotti in maniera assoluta, ed un etichettatura che segue coerentemente la tracciabilità dei prodotti stessi. Sono misure difficili che non possono essere imposte ma devono crescere nei produttori e nella loro autonomia e libertà. Solo così possiamo pensare di tutelare al meglio i nostri prodotti. Ed evitare di essere invasi da prodotto falsificati e gestiti da fenomeni delinquenziali”. “La strategia è la conoscenza – ha concluso Ferri Graziani – è un fenomeno che possiamo combattere insieme e senza paura”.

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