“Ho sentito da lontano lo Sterza tracimare. Non dimenticherò mai quel rumore minaccioso. Pochi minuti dopo avevamo l’acqua sotto casa. Abbiamo salvato i trattori spostandoli dal ricovero fino ad una piccola altura con l’acqua che ci arrivava quasi all’addome mentre nulla abbiamo potuto fare per le rotoballe di fieno. Una parte marcirà. La preoccupazione principale era per le nostre Chianine che per fortuna stanno bene. Sono stati momenti bruttissimi”: è una delle storie che arriva dalla campagna della Val di Cecina dove si respira agricoltura in ogni angolo. A ricordare quei momenti è l’azienda Mario Poletti che si trova in località Querceto nel Comune di Montecatini Val di Cecina ad un centinaia di metri dall’alveo dello Sterza.
Un territorio bello e produttivo, fatto di colline e pascoli, storia e fascino, sorpreso dall’improvvisa esondazione del torrente Sterza alimentato da oltre 200 mm di pioggia caduta come se fosse in giudizio universale in poche ore. Stessa sorte è toccata ai vigneti di Bolgheri finiti sott’acqua nel bel mezzo della vendemmia e di numerose aziende agricole della zona. La forza dell’acqua ha divelto anche gli alberi da frutto. Tra le aziende colpite c’è Gino Barrasso che produce il pomodoro da industria in località Sondraia a Castagneto Carducci. “Spero che asciughi in tempo il terreno per poter raccoglierne almeno una parte e salvare il salvabile. – racconta – Ha piovuto tanto in poco tempo: i fossi non hanno retto”. Non solo danni alle colture, l’acqua ed il fango hanno travolto e sommerso stalle, magazzini, macchinare ed attrezzi da lavoro.
Dall’inizio dell’anno sono 42 le bombe d’acqua che si sono abbattute sulla Toscana, due terzi nel solo mese di settembre, il 10% in più rispetto allo scorso anno. “Il tempo dei processi arriverà. Ora c’è da aiutare le imprese e le famiglie a superare questa fase emergenziale con aiuti e sostegni. – spiega Marco Pacini, Presidente Coldiretti Pisa – Siamo di fronte ad eventi estremi sempre più frequenti la cui violenza è favorita da un consumo di suolo spavaldo ed anacronistico che non permette all’acqua di scorrere e filtrare nel terreno assorbendone l’impatto, dall’artificializzazione dei corsi d’acqua e da uno sviluppo del territorio che ancora non tiene conto dei cambiamenti climatici. La verità è che di fronte a questo tipo di precipitazioni ed eventi estremi le nostre città non sono pronte anche per colpa nostra. Stiamo mettendo toppe quando c’è da cucire un nuovo abito per le nostre città”.