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21 Agosto 2010
Tipicità e aziende ovi-caprine a rischio

“O si prendono provvedimenti seri e urgenti, o l’intero settore del nostro ovi-caprino andrà velocemente scomparendo”. Sono le parole di Fausto Ligas, presidente di Coldiretti Siena, nonché rappresentante degli allevatori maremmani, pronunciate a margine del tavolo di concertazione allestito venerdì dalla Regione Sardegna, a seguito della manifestazione dei pastori locali. All’incontro, per la Toscana, hanno partecipato anche il presidente regionale di Coldiretti, Tullio Macelli e il direttore della Federazione di Grosseto, Alesando Corsini. “Abbiamo deciso di affiancare da subito la protesta dei nostri allevatori sardi – ha spiegato Corsini – perché ci rendiamo conto che il problema della filiera del latte ovino non colpisce solamente quella regione. E si prospetta un perverso ‘effetto domino’ che potrebbe seriamente mettere a rischio l’intero settore anche in Toscana e in Maremma”.
La grave crisi del settore, con il latte e la carne che vengono sottopagati a livelli insostenibili per gli allevatori, rischia di far scomparire i 70Mila allevamenti italiani dove sono allevate quasi 7Milioni di pecore che rappresentano un patrimonio economico, sociale, ambientale e culturale del Made in Italy. La piattaforma di mobilitazione di Coldiretti sarà sostenuta da adeguate iniziative sindacali, a livello regionale e nazionale. E prevede misure di intervento immediato e di carattere strutturale. Agli allevatori il latte viene pagato al di sotto dei costi di produzione, e su valori inferiori del 25% rispetto a due anni fa, mentre la carne di agnello deve subire la concorrenza sleale delle produzioni estere che vengono spacciate come nazionali, per la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine a differenza di quanto avviene per la carne bovina. Gli allevamenti ovicaprini – argomenta Coldiretti - subiscono il forte potere contrattuale delle industrie con la bassa capacita negoziale che rappresenta un evidente svantaggio competitivo nei confronti degli acquirenti (sostanzialmente dai macelli e dai caseifici). E sul piano strutturale è urgente costruire una filiera che elimini le intermediazioni e consenta il rapporto diretto con il mercato e i consumatori, intervenendo sulla trasparenza della filiera e del mercato e sull’informazione del consumatore, con l’obbligo di indicare in etichetta la reale origine della materia prima impiegata. Nell’immediato la Coldiretti, che presenterà a fine mese le proprie proposte al Ministro Galan, chiede un intervento di ritiro dal mercato del Pecorino Romano al fine di smaltire gli stocks di prodotto. Tale intervento dovrebbe essere coordinato tra Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali e le Regioni (Sardegna e Lazio) per un valore complessivo di intervento di 25 milioni di euro. Il ritiro dal mercato di tali produzioni deve essere realizzato contestualmente alla sottoscrizione di un accordo pluriennale (almeno biennale) tra produttori e acquirenti che abbia come obiettivo nuove relazioni industriali fondate su un’equa distribuzione del valore aggiunto e una reale copertura dei costi di produzione; intervento di ristrutturazione dei debiti, sia bancari che previdenziali, in modo da ripristinare la situazione finanziaria degli allevatori e garantire la normale conduzione delle aziende. Per quanto riguarda la previdenza, la Coldiretti richiede l’immediato ripristino degli sgravi contributivi nelle zone svantaggiate. introduzione di un nuovo piano ambientale di mantenimento della produzione ovina da finanziare attraverso – conclude la Coldiretti - una nuova modulazione del PSR prevedendo un incremento delle indennità compensative e/o la reintroduzione delle misure per il benessere animale.

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